Si sta come Zaccagni, il gol al 98° - I AM CALCIO ITALIA

Si sta come Zaccagni, il gol al 98°

Dal web, la gioia italiana
Dal web, la gioia italiana
ItaliaSerie A

Pronti a non crederci. Pronti ad essere già arresi.                                                      

Italiano figlio della storia che quasi sempre dimentica la lezione. Perché non è digeribile un errore abissale con cui il giovane Calafiori ha - ahimè - permesso il trionfo spagnolo dimenticandoci che nonostante una prestazione azzurra singhiozzante ed una sconfitta beffarda, è stato l’unico gol dell’intera partita contro i “cugini” meritevoli di aver sempre segnato a squadre europee avversarie, con tutte tranne che contro noi. Sostanza, non dettagli. 

Prestazione claudicante con risultato deciso da un nostro clamoroso errore ed a fianco ad esso, un calciatore che non ha perso tempo nel piangersi addosso ma si rialza dalla fossa che gli hanno scavato con critiche dure e pungenti, forse un po' troppo per un ragazzo di 22 anni. Mister Spalletti, colui che fece “o’miracol” partenopeo (e non solo), protegge. Condannato fino a ieri dalle malelingue che rimpiangono la coppia lontana Vieri-Del Piero o un Lippi in panchina, dimenticando che il tempo scorre ed è immaturo e addirittura pericoloso paragonare un ventennio con un altro, come a chiedere a un bambino di oggi di suonare i campanelli e scappare, come a chiedere ad un nonno di creasi un account.

Italiani malinconici e spesso arroganti, quelli che sostengono che i giovani calciatori non sanno che cosa significa sudare perché hanno le "cose fatte", le macchine belle, giocano troppo alla Play Station, sono troppo ricchi, troppo tatuati e troppo belli. Scamacca, ma non solo, lo sa che essere un calciatore non agevola la vita ma, spesso, te la salva. Italiano, giudice delle prestazioni e delle vite degli altri. Dietro lo schermo a puntare il dito, dimenticando che quei giovani sono i loro figli, cresciuti con la loro educazione ed i veterani - mister e staff, ad esempio - loro compagni di classe con la differenza che il campo loro lo calpestano proprio mentre altri guardano solamenteGià, perché la cosa che caratterizza il popolo italiano, a parte i blasonati pizza-mandolino e Sfera Ebbasta, è l’incredibile potere di distruggere e ferire con coltellate di parole, pugnalate di giudizi e inopportuni insegnamenti ciò che, invece, si dovrebbe sostenere a gran voce, quasi ad avere più sentimenti verso la disperazione del croato Modrić piuttosto che spronare un Darmian visibilmente fuori fase.                                                                     

Italiani sensibili e lesti nello spostare la loro barca dove tira il vento, come al 98° minuto di una partita che sembrava inesorabilmente finita. Poi, o’miracolo. Otto minuti di recupero, Calafiori compie un assist meraviglioso e Zaccagni - quello che “non sta in piedi” -  dal nulla, salva l'Italia come Garibaldi in battaglia. Incredulo il marcatore, increduli gli italiani. Un boato azzurro. Lo stesso ex azzurro Claudio Marchisio stava tenendo un’intervista parlando di sconfitta mentre qualcosa esplodeva intorno a lui, a ricordare che la fine, nel calcio, è il fischio dell'arbitro e mai il secondo prima. E allora Spalletti è il migliore, Calafiori un eccellente giocatore e Zaccagni il nuovo eroe.                                                  

Italiano ballerino che nel calcio nazionale, tra una marasma di passaggi e quarti d’ora di gioco preciso, ci crede. Fantasisti nell’animo, al di là di schemi e insegnamenti, gli italiani in campo trascendono la lezione, si danno per ripetenti e tirano fuori la chicca, d'altronde le origini sono quelle degli inventori, degli artisti e dei poeti. Italiano menzognero che non fa passare l'anziano in posta ma pretende di avere una squadra unita, su un principio di individualismo che fa di noi un popolo che spegne la luce per fare economia quando c'è ancora qualcuno nella stanza.

Amare la maglie azzurra, fuori da qualsiasi tempo o ricordo, circoscrivere le energie per sostenerla, indipendentemente dal nome di chi la indossa, si chiamasse Stephan o Christian, questo dovrebbe fare l'italiano in Nazionale. La storia insegna. Insegna che non si finisce mai di crederci fin quando c'è il tempo ma che questo passa veloce, che gli errori ti fanno scivolare ma se li comprendi e li attraversi servono a fare da trampolino ad un lancio che ti può portare molto lontano. Insegna che la Nazionale azzurra non crolla e che ieri due ragazzi di 22 e 29 anni, Riccardo e Mattia, lo hanno voluto dimostrare sorprendendo tutti, come a urlare una cosa sola: zitti, l'Italia s’é desta.

Alice Previtali